Dal frutto della vite

Vi siete mai chiesti che vino è quello utilizzato per le celebrazioni eucaristiche?

Il Codice di diritto canonico disciplina la funzione, che spetta alla Chiesa, di santificare il pane ed il vino utilizzati nella Celebrazione Eucaristica. 

Quanto al vino, il canone 924 § 3 stabilisce che: “Il vino deve essere naturale, del frutto della vite e non alterato”. La produzione del “vino da messa” è un settore specifico dell’enologia. Solitamente, esso viene prodotto da conventi e istituzioni religiose, ma non solo: anche aziende laiche possono produrlo, purché seguano le regole del Codice di diritto Canonico.

Le aziende che vogliono produrre il “vino da messa” devono anzitutto ottenere l’autorizzazione dalla Curia Vescovile competente per territorio, che viene rinnovata ogni due anni. L’autorizzazione viene rilasciata previa analisi chimica del prodotto, volta ad accertare che nulla sia stato aggiunto durante il procedimento di vinificazione delle uve, esattamente come disciplinato dal canone 924 del codice di diritto canonico già citato. Quando scriviamo che nulla deve essere aggiunto occorre precisare che i produttori devono ovviamente rispettare comunque le norme vigenti in materia quali ad esempio l’obbligatorietà di alcuni trattamenti come ad esempio il decreto di lotta obbligatoria (DM 31 maggio 2000 “Misure per la lotta obbligatoria contro la flavescenza dorata della vite).

Per la produzione del vino, quindi, devono essere utilizzate solo uve pure, non contaminate, la cui genuinità è garantita dai controlli che un vicario foraneo effettua su vari campioni, su cui viene apposto il sigillo della Curia. L’istruzione "Redemptionis Sacramentum" precisa: “Il vino utilizzato nella celebrazione del santo sacrificio eucaristico deve essere naturale, del frutto della vite, genuino, non alterato, né commisto a sostanze estranee. Nella stessa celebrazione della Messa va mescolata ad esso una modica quantità di acqua. Con la massima cura si badi che il vino destinato all'Eucaristia sia conservato in perfetto stato e non diventi aceto. È assolutamente vietato usare del vino, sulla cui genuinità e provenienza ci sia dubbio: la Chiesa esige, infatti, certezza rispetto alle condizioni necessarie per la validità dei sacramenti. Non si ammetta, poi, nessun pretesto a favore di altre bevande di qualsiasi genere, che non costituiscono materia valida”.

Colpisce senza dubbio la dicitura “vino naturale” riportata nella norma sopra citata che però non può essere indicata sulle etichette in quanto ritenuta ingannevole per il consumatore; come precisato dalla Direzione Generale Agricoltura e Sviluppo Rurale. Infatti seguendo un’interpretazione più restrittiva dei regolamenti europei attualmente in vigore, la categoria “vino naturale” non è contemplata tra le categorie di prodotti vitivinicoli presenti nella OCM unica. Inoltre la stessa Commissione sottolinea che il vino è il prodotto ottenuto esclusivamente dalla fermentazione alcolica totale o parziale di uve fresche pigiate o no o di mosti di uve, in conformità alle tecniche di cantina regolamentate e pertanto tutti i vini prodotti secondo quanto stabilito dalla normativa vigente vanno considerati “vini naturali”.

Il vino utilizzato nelle celebrazioni infine può essere indifferentemente bianco o rosso, inoltre non viene precisato nessun vitigno in particolare, ma le aziende solitamente prediligono vini liquorosi ad alta gradazione alcolica, in quanto più facilmente conservabili.

Infine un’ultima curiosità circa il motivo per cui sembra preferito l’utilizzo del vino bianco in quanto, a differenza del vino rosso, qualora fosse inavvertitamente versato sulla tovaglia che copre l’altare la macchia non sarebbe visibile come nel caso del vino rosso.